Luoghi di interesse

Cos'è

STORIA MONUMENTI E CHIESE

STORIA

In epoca romana la posizione del territorio di Quarto, quale immediato retroterra di due città: Cumae, antica colonia greca, e Puteoli, colonia romana portuale e commerciale dal II secolo a.C. al IV d. C., ne favorì lo sviluppo agricolo e produttivo. Il territorio di Quarto era strettamente collegato con quello di Puteoli dalla via Consolare Puteolis Capuam (Pozzuoli-Capua), la cui dipendenza è resa tuttora evidente nel nome che esso ancora conserva e che deriva secondo il prof. G. Camodeca dalla mansio ad quartum, punto di sosta e rifornimento posto al quarto miglio da Puteoli. Secondo altri studiosi il nome deriverebbe da“ Ad quartum lapidem Campanae viae”. La via Consolare penetrava nella conca di Quarto attraverso il taglio artificiale della Montagna Spaccata, l’attraversava da un capo all’altro per quasi tre miglia e arrivava nell’agro Campano in località San Rocco, nel Comune di Marano, dopo un non lungo tratto in salita (odierna Cupa Orlando), incassata nel banco tufaceo e protetta da opere di contenimento (G. Camodeca et alii, 2013).

In diversi punti della conca di Quarto sono documentate tracce di frequentazione risalenti all’età del bronzo antico, come dimostrano i ritrovamenti archeologici avvenuti negli ultimi decenni. Probabilmente fino dall’VIII secolo a. C. la conca di Quarto dovette far parte del territorio rurale di Cuma, che sulla spinta della sua prosperità commerciale, andò estendendo la sua dominazione su una parte notevole di pianura campana, sottraendola agli Etruschi. Quarto continuò ad essere territorio rurale di Cuma, anche quando Cuma fu conquistata dagli osci e anche quando poi sul finire del IV secolo la Campania entrò nell’orbita politica di Roma. La situazione non dovette mutare con la guerra annibalica, poiché Cuma restò fedele a Roma. Probabilmente il territorio di Quarto, fu assegnato a Puteoli fin dall’età augustea, quando vi fu un ingrandimento dell’originario territorio assegnato alla colonia del 194 a.C., ormai insufficiente ed inadeguato per lo sviluppo economico e demografico di Puteoli nel II-I secolo a.C, tanto più che il Liber Coloniarum parla di assegnazione di terre ai veterani di Augusto (G. Camodeca et alii, 2013).

Il tufo giallo napoletano rappresenta il materiale da costruzione predominante negli edifici romani di Quarto; inoltre dall’affioramento trachitico di Marmolite furono probabilmente ricavati i basoli della pavimentazione stradale della zona. La tecnica edilizia di gran lunga prevalente (oltre il 70%) risulta essere l’opera reticolata, talvolta usata insieme a filari orizzontali di tufelli parallelepipedi (Camodeca et alii, 2013). In età imperiale le costruzioni si addensavano non solo lungo la via Consolare Puteolis Capuam, ma anche lungo le sue diramazioni, a testimonianza di una notevole intensità di insediamenti e di popolazione. Lungo queste strade si susseguivano e si inframezzavano ville residenziali, dimore rustiche, cisterne, punti di sosta per i viandanti, sepolcri monumentali. Questi sepolcri appartenevano di certo a gente che aveva proprietà nella zona e che le iscrizioni talvolta consentono di identificare: famiglie ben note a Puteoli, spesso facenti parte dei ceti dirigenti cittadini, o a collegi funerari di associazioni di culto, o anche a persone di condizione sociale inferiore come i liberti. In base alle indicazioni date da Plinio il vecchio, nella sua raccolta enciclopedica Naturalis Historia, la conca di Quarto dovrebbe aver fatto parte di questa famosa terra, esaltata come fertilissima fra tutte, le Leboriae. Accanto alla tradizione cerealicola nella zona dovevano essere largamente praticate coltivazioni specializzate (orti, vigneti, frutteti); ciò sembra possa dedursi anche dalla presenza di numerose cisterne, di pozzi, che fanno pensare anche a colture bisognose di molta acqua. Lo smercio dei prodotti agricoli era del resto facilitato dal fitto reticolo viario e dalla vicinanza dei mercati cittadini. Il gran numero di ville rustiche che si è potuto identificare lascia supporre un notevole frazionamento fondiario e un’ attività produttiva per il consumo locale e delle città vicine.

Numerosi sono i mausolei sparsi un po’ dovunque, come quello in località Poggio Spinelli, a due piani, con esterno in laterizio, fino a qualche anno fa inglobato in una masseria. Fra le tombe rupestri, è da menzionare quella in località Grotta del Sole, formata da due ambienti comunicanti.
Ma l’episodio funerario più prestigioso dell’architettura quartese di età romana, che è diventato quasi il suo simbolo, è quello di via Brindisi (edificato tra l’età augustea e il I sec. d.C.), detto comunemente “la fèscina” dalla sua insolita forma a cuspide, che ricorda quella del cestello a punta, usato dai contadini per raccogliere i frutti.
[FONTE BIBLIOGRAFICA: G. Camodeca, P. Caputo, M. Giglio, Materiali per lo studio storico archeologico di Quarto flegreo, Napoli 2013].
[I testi sono stati elaborati dalla dott.ssa Raffaella Iovine, assessore alla cultura, turismo e spettacolo, con notizie apprese da fonti bibliogafiche].

 

 

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

 

LA MONTAGNA SPACCATA

 

La Montagna Spaccata costituisce una delle più grandiose testimonianze esistenti nei Campi Flegrei a Pozzuoli dell’ingegneria stradale romana, sintesi insuperata, nel mondo antico, di audacia tecnica e di monumentalità.

Si tratta di un profondo taglio (interessante per le sue dimensioni, effettuato probabilmente già in età repubblicana, attraverso l’orlo meridionale del cratere di Quarto), realizzato al fine di permettere il passaggio della Via Consolare Campana. Il taglio del monte è un’opera abbastanza ardita e per la realizzazione fu necessario lo sbancamento delle ultime propaggini del monte Gauro. Il taglio è largo nella parte superiore 78 metri ed è alto 50 metri. Presenta una lunghezza di 290 metri, furono costruiti sui due lati, mura di sostegno con l’opus reticulatum e vittatum.

Nella parte centrale di tale muratura è visibile, in alto, l’accenno ad un’incurvatura che fa pensare a ciò che resta di un arco destinato a sostenere la spinta laterale del terreno. Per la sua realizzazione furono rimossi non meno di 220 000 metri cubi di terreno. Il manufatto ha resistito a tutti i collaudi a cui è stato sottoposto lungo l’arco dei secoli e il sisma del 1980 non ha nemmeno sfiorato le attuali strutture.

Ultimo aggiornamento: 30/06/2025, 12:31

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